Buongiorno,
sono Alessandro, un ragazzo sulla ventina, studente universitario. Forse il malessere che sto per pubblicare può risultare banale, ma sono in uno stato di costante conflitto con me stesso, a parer mio, esagerato per essere così giovane. Provo a spiegarmi come meglio posso: diversi eventi della mia vita mi hanno portato ad essere ciò che sono ora.
Un evento in particolare è la mia nascita. Sì, il venire alla luce è stato un evento a dir poco unico, ma posso dire di aver lottato con le unghie e coi denti per essere nato solo al sesto mese senza aver avuto alcuna malformazione, nonostante mia madre fosse praticamente impossibilitata nel portare in grembo una forma di vita per via di uno strano meccanismo dei suoi organi genitali. Questo farmi sentire "nato per qualcosa di unico" mi sta accompagnando come un'ombra e nel vedere che la mia vita non ha compiuto grandi traguardi come ho sempre creduto mi conduce a sottovalutarmi e criticare costantemente il mio operato.
Da bambino in particolare vedevo la mia vita scorrere davanti, come se non volessi viverla, a causa del mio disagio con gli altri miei coetanei e spesso ancora ho questa abitudine di fronte ai miei amici. A causa di questo meccanismo, tendo a dare risposte superficiali quando ho stabilito un legame particolarmente intimo (più frequentemente con le ragazze), spesso portando a dover costruire fra me e l'altro un muro, o peggio, una porta da cui non ho più accesso, ma che mi consente di avere ancora una conversazione, per quanto possa definirsi tale. Penso che non ci sia modo peggiore per uccidermi interiormente.
Il mio unico desiderio è riuscire ad annichilire le mie debolezze, rafforzare le mie qualità ed apprezzarmi per ciò che sono diventato; riuscire a valutare quali risposte vadano bene e quali no; quali parole usare per fare colpo su una ragazza. Più vado avanti e più sono consapevole di essere il peggior nemico di me stesso, sebbene io sia apprezzato da tutti, compresi ciò che per me sono nemici, in quanto per mia natura offro loro uno spazio enorme nel dialogo, esponendosi poco nei giudizi.
Rimango in attesa di risposte e una possibile via di uscita.
sono Alessandro, un ragazzo sulla ventina, studente universitario. Forse il malessere che sto per pubblicare può risultare banale, ma sono in uno stato di costante conflitto con me stesso, a parer mio, esagerato per essere così giovane. Provo a spiegarmi come meglio posso: diversi eventi della mia vita mi hanno portato ad essere ciò che sono ora.
Un evento in particolare è la mia nascita. Sì, il venire alla luce è stato un evento a dir poco unico, ma posso dire di aver lottato con le unghie e coi denti per essere nato solo al sesto mese senza aver avuto alcuna malformazione, nonostante mia madre fosse praticamente impossibilitata nel portare in grembo una forma di vita per via di uno strano meccanismo dei suoi organi genitali. Questo farmi sentire "nato per qualcosa di unico" mi sta accompagnando come un'ombra e nel vedere che la mia vita non ha compiuto grandi traguardi come ho sempre creduto mi conduce a sottovalutarmi e criticare costantemente il mio operato.
Da bambino in particolare vedevo la mia vita scorrere davanti, come se non volessi viverla, a causa del mio disagio con gli altri miei coetanei e spesso ancora ho questa abitudine di fronte ai miei amici. A causa di questo meccanismo, tendo a dare risposte superficiali quando ho stabilito un legame particolarmente intimo (più frequentemente con le ragazze), spesso portando a dover costruire fra me e l'altro un muro, o peggio, una porta da cui non ho più accesso, ma che mi consente di avere ancora una conversazione, per quanto possa definirsi tale. Penso che non ci sia modo peggiore per uccidermi interiormente.
Il mio unico desiderio è riuscire ad annichilire le mie debolezze, rafforzare le mie qualità ed apprezzarmi per ciò che sono diventato; riuscire a valutare quali risposte vadano bene e quali no; quali parole usare per fare colpo su una ragazza. Più vado avanti e più sono consapevole di essere il peggior nemico di me stesso, sebbene io sia apprezzato da tutti, compresi ciò che per me sono nemici, in quanto per mia natura offro loro uno spazio enorme nel dialogo, esponendosi poco nei giudizi.
Rimango in attesa di risposte e una possibile via di uscita.
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