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  Lunedì, 15 Aprile 2013
  9 Risposta
  29.7K Visite
Buongiorno dottore,
grazie mille per la risposta al mio piccolo problema che ho esposto ieri...mi è stato veramente di aiuto.. Ora pero volevo chiederle un'altra cosa (spero di non essere troppo assillante)..come Le ho detto ieri sono una ragazza di 21 anni e tra un po’ mi dovrei laureare in psicologia..laurea triennale, questa facoltà mi piace troppo e soprattutto il lavoro che dovrò andare a fare dopo mi incentiva a studiare sempre di più, solo che c’è un piccolo problema..le lauree della specialistica sono veramente molte, ognuna con un indirizzo preciso e sono veramente confusa!!!! E siccome ho trovato questo sito in cui lo psicologo ti risponde beh volevo chiedere a Lei che ha molta più esperienza di me alcune delucidazioni..volevo sapere ma che differenza c'è tra lo psicologo e lo psicologo clinico?? io so che quest’ultimo cura il malato, lo aiuta e gli sta vicino..ma credo anche lo psicologo e allora???!! ho letto un indirizzo della specialistica in clinica del bambino (cosa che devo dire mi attira molto perché il mio indirizzo della triennale e proprio specifico per l’infanzia e l’adolescenza)..e inoltre le scuole di specializzazione a cosa servono?? a specializzarti in un determinato ambito??? a me interesserebbe molto l’ambito psicoanalitico, però sinceramente non so visto la mia confusione..La mia prof di psicologia dinamica che è anche psicoanalista (lavora con i bambini, adulti e adolescenti) dice che la psicoanalisi è diversa dalla psicoterapia perché???che confusioneee!!eppure dovrei essere pratica di queste cose ma sinceramente ci sono troppi indirizzi simili..spero di non essere stata troppo opprimente..grazie buona giornata
Chiara (21 anni)
Buongiorno Chiara,
grazie a Lei delle Sue mail! Capisco perfettamente la Sua confusione rispetto ai diversi indirizzi e alle molteplici specializzazioni della psicologia… se Lei si sente così al termine di una laurea triennale in psicologia, immagini come può sentirsi smarrito chi di psicologia sa poco o niente! Noi psicologi dovremmo certamente imparare ad essere più chiari; ora provo a rispondere ai Suoi dubbi.
Lo psicologo si può occupare di molte cose, per esempio può lavorare in azienda, nella selezione, nella formazione, nel marketing… lo psicologo clinico molto semplicemente è uno psicologo che si occupa del benessere delle persone e cerca di aiutarle a stare meglio. Lo psicologo clinico può poi approfondire meglio e dedicarsi più specificatamente ad alcune tipologie di persone (come per esempio i bambini, gli anziani o le coppie) o problematiche (come per esempio i disturbi d’ansia, quelli alimentari, le tossicodipendenze) e può farlo secondo uno specifico approccio teorico (come per esempio la psicologia sistemica, quella cognitivo-comportamentale o quella psicodinamica), all’interno del quale si può far riferimento in particolare ad un autore (per esempio, in ambito psicodinamico, Freud, Jung o Melania Klein, ecc.). Come già saprà, in Italia per essere uno psicologo abilitato all’esercizio della professione e iscritto all’Ordine, bisogna prendere una laurea specialistica di 5 anni, effettuare 1 anno di tirocinio pratico supervisionato e poi passare l’esame di stato. Dopo questo iter lo psicologo, se vuole aiutare le persone a cambiare in profondità, può scegliere di specializzarsi in Psicoterapia, specializzazione che per legge deve durare almeno altri 4 anni, unendo formazione teorica e pratica supervisionata. Le scuole di specializzazione in psicoterapia possono avere diversi orientamenti teorici: una di queste è quella della Società Psicoanalitica Italiana, le persone che si specializzano a questa scuola possono essere chiamati psicoterapeuti ad indirizzo psicoanalitico o psicoanalisti. Io invece per esempio ho seguito tutto questo iter di studi specializzandomi in psicoterapia sistemica relazionale, che è un modello teorico di riferimento che personalmente ho trovato particolarmente efficace.
Se tutte queste distinzioni Le sembrano troppo complicate, può rassicurare che, secondo molti studi internazionali, quello che è veramente efficace ai fini della cura non è tanto l’approccio teorico seguito, quanto la relazione che si instaura fra terapeuta e paziente. In conclusione è molto importante una solida formazione scientifica e culturale, ma ancora di più lo è essere persone sensibili, empatiche e accoglienti.
In bocca al lupo per i Suoi studi e la Sua vita
circa 6 anni fa
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#1047
Salve, sono una ragazza di 18 anni quest'anno prenderò il diploma in Lingue ma ho intenzione di iscrivermi all'università di psicologia perché mi è sempre piaciuto un giorno diventare psicologa. Siccome non sono molto informata al riguardo e vorrei essere sicura e fare la giusta scelta, vorrei informazione al riguardo su questo ambito. Capire magari che tipo di specializzazione ci sono e poi fare. Io sono molto attratta nel settore clinico giuridico ed educativo. Aspetto consigli pareri o suggerimenti, grazie mille!
Buongiorno Antonella,
la facoltà di Psicologia offre molteplici indirizzi e aree di specializzazione che si differenziano da università a università, da regione a regione. Le suggerisco di recarsi presso l’università della città dove intende iscriversi e informarsi presso la stessa per approfondire l’offerta formativa.
Aggiungo però che a partire dagli incontri che si fanno (docenti e testi) e dalle esperienze che si vivono (laboratori e tirocini) ciascuno ha poi la possibilità di chiarirsi soggettivamente e di comprendere in quale ambito specializzarsi: Le suggerisco di tenere la mente aperta e di provare a cogliere qualunque suggestione riceva, tenendo presente i Suoi interessi, ma anche ascoltando e confrontandosi con altri ambiti e aree di lavoro.
Il percorso universitario è un percorso complesso e affascinante, ricco e impegnativo che richiede non solo competenze cognitive, ma, soprattutto nella nostra facoltà, competenze relazionali e di lettura di sé, dei propri bisogni e desideri che, nel tempo, in 5 anni, possono cambiare e evolversi verso qualcosa che all’inizio non era prevedibile.
In bocca al lupo!
circa 4 anni fa
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#1244
Gentile Dott.ssa Cristina Fumi, gentilmente avrei bisogno di sapere per mia figlia laureata in psicologia ad indirizzo clinico e iscritta all'ordine degli psicologi, ma senza la specializzazione in psicoterapia, nello specifico cosa può fare in ambito ospedaliero. Grazie mille!
Buongiorno,

gli psicologi iscritti all’albo A degli psicologi possono praticare la professione in ambito clinico psicologico occupandosi di prevenzione, cura, diagnosi e riabilitazione anche negli ospedali.

Nell’ambito ospedaliero, lo psicologo può fare ricerca, per progetti di ricerca/intervento di stampo accademico.

Può fare prevenzione, progettando e realizzando (per conto di un ente, per esempio) progetti di prevenzione e supporto psicologico (es: campagna antifumo, supporto alle donne con tumore al seno).

Può affiancare l’equipe medica per somministrare test psico diagnostici – cognitivi.(somministra test per diagnosi Alzheimer)

Può praticare la riabilitazione nel contesto della psicologia dell’handicap e/o dell’invecchiamento.

Accede all’ambito ospedaliero con concorsi pubblici o facendo parte di progetti finanziati da enti e fondazioni private che operano nel contesto medico sociale.

In bocca al lupo
circa 4 anni fa
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#1285
Buongiorno, sono una ragazza di 21 anni e mi sono laureata da poco nella triennale di psicologia, con indirizzo “scienze psicologiche cognitive e psico-biologiche”. Sono in procinto di iscrivermi alla magistrale, ma sono molto indecisa su quale strada intraprendere.
Quando mi sono iscritta all’università ho avuto la stessa difficoltà, un’estrema indecisione su quale percorso seguire, finché un’illuminazione mi ha portato a iscrivermi a psicologia... una disciplina scientifica e umanistica al tempo stesso, il desiderio di essere utile agli altri e una professione che mette al primo posto il benessere delle persone. Interessata anche alla biologia ho scelto un indirizzo che mi potesse avvicinare alla Neuropsicologia e alle neuroscienze. Ora, dopo 3 anni, continuo ad avere interesse per questo campo, ma sento una forte attrazione, una spinta e una chimica speciale per il campo della psicologia di comunità e per la psicologia della salute, per l’ambito della prevenzione più forse che per quello della riabilitazione. Mi chiedo se abbia senso orientarmi verso questa nuova strada... mi sento un po’ spaesata, e come in colpa verso me stessa, come se in un qualche senso “tradissi” quelle che erano le mie idee quando mi sono iscritta a questa facoltà...
Buongiorno Elena, la scelta che ha fatto di iscriversi alla triennale di psicologia, da quanto scrive, è stata una buona scelta, che Le ha permesso di crescere e maturare ulteriormente, scoprendo in sé anche nuove passioni e interessi. Prenda ora serenamente la scelta di come proseguire il Suo percorso di studi in base a quelle che in questo momento sente essere le Sue inclinazioni ed aspirazioni: non se ne pentirà e, magari, lungo il cammino si apriranno nuovi ulteriori interessi e opportunità...
In bocca al lupo per il proseguo del Suo percorso di studi!
circa 4 anni fa
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#1310
Salve, sono una ragazza di 23 anni e ho appena iniziato la magistrale in psicologia dello sviluppo tipico e atipico.
Premetto che il mio percorso universitario è stato travagliato a causa dell'opposizione della mia famiglia verso questa facoltà.
Durante la triennale ho maturato un forte interesse per le neuroscienze, strada che avrei preferito seguire anche in questi due anni.
Inizialmente ho fatto richiesta per poter accedere sia al corso in psicologia dello sviluppo che al corso in neuroscienze, tuttavia si è venuta a creare una situazione di incertezza in quanto sono entrata in graduatoria solo per la prima scelta e non essendo sicura di poter rientrare con i subentri ho abbandonato l'idea di iscrivermi a neuroscienze immatricolandomi subito e autoconvincendomi che anche psicologia dello sviluppo mi sarebbe potuta interessare. Pochi giorni dopo essermi immatricolata (e dunque dopo aver perso definitivamente il posto nell'altra graduatoria) ho realizzato che sarei potuta subentrare tranquillamente e da quel giorno non mi do pace.
Ho provato a chiedere il cambio di corso ma ormai per quest'anno non posso risolvere in alcun modo e avendo incominciato l'università con due anni di ritardo non me la sento di perdere un altro anno.
Premetto che a me piacerebbe lavorare in ambito riabilitativo e volevo chiedere se esiste il modo di poter trovare un nesso in comune tra la psicologia dello sviluppo e le neuroscienze, per poter eventualmente pensare di "recuperare" successivamente con un master o qualcosa di simile. Purtroppo in ambito universitario non sempre viene fornita chiarezza in merito agli sbocchi professionali o alle sottili differenze tra le magistrali, per questo, in un momento di profonda crisi, ho deciso di scrivere qui.
Ringrazio in anticipo per la risposta
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Cara Flavia,
il percorso universitario a volte può presentarsi non lineare e non semplice come noi ce lo aspettiamo, nonostante i nostri sforzi, le energie impiegate e i nostri più intimi desideri: a volte inoltre, è vero, le stesse facoltà non comunicano in modo chiaro e preciso, creando non poche confusioni e difficoltà tra gli studenti.
Leggendo la Sua mail, mi viene da dire però che possiamo raggiungere la stessa meta e perseguire il medesimo risultato, percorrendo anche vie e strade un po’ diverse da quelle che ci attendevano di percorrere, integrando aspetti e tecniche che ci appaiono distanti, ma che forse non lo sono davvero così tanto.
Può capitare che impedimenti familiari riescano a ostacolare i nostri progetti o che intoppi burocratici impediscano la realizzazione dei nostri desideri e che ci portino a percorrere vie diverse... Un po’ come accade spesso anche nella vita di tutti i giorni… vero?
Nella sua mail, però, si legge la Sua chiarezza: non si può non vedere che Lei ha le idee chiare e precise rispetto a quello che desidera, il Suo progetto di lavorare nel campo della riabilitazione, nonostante gli aspetti burocratici avversi.
Nella sua mail, si legge, anche, la tenacia: non si può non notare che Lei è tenace e caparbia. Ne è testimone dove si trova oggi, nonostante gli impedimenti famigliari.
Nella sua mail, infine, si legge la passione: non si può non notare che Lei è appassionata e che non ha mollato e non intende mollare, nonostante tutto.
Persegua dunque il Suo obiettivo facendo tesoro delle risorse che in questa mail ha dimostrato di avere: sicurezza, tenacia e passione.
Con queste risorse troverà la giusta via che la condurrà verso la realizzazione del Suo progetto: faccia tesoro, come sono certa che stia facendo, del percorso universitario che sta affrontando ora e, poi, vedrà, avrà il tempo e le occasione per approfondire (eventualmente anche in un secondo momento con un corso o master ulteriore) l’ambito che più sente interessante e vicino a Lei, unendo aspetti che oggi appaiono forse diversi ai Suoi occhi, ma che probabilmente saranno integrabili quando li approfondirà meglio in futuro.
Sono certa che alla fine ritroverà un senso del percorso fatto, che di sicuro non sarà stato né lineare né semplice, ma, forse proprio per questo, ancora più interessante!
In bocca al lupo!
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